Su youtube scopro questo video...
Mary Hopkin, Those Were the Days
...e mia madre dall'altra stanza..."questa canzone è italianaaaaaa....l'ho sentita in italianooooo"....faccio le mie ricerche di rito...e vedo che la canzone è inglese della tipa di prima però...la nostra Gigliola Cinquetti effettivamente nel 1968 la coverizzò in italiano.
A me piace di più in inglese, lo trovvo un pezzo molto bello!!
La mia ricerca su questo pezzo è continuata.
Paul McCartney che produsse la cantante inglese riprese un antico brano russo ascoltato a Londra anni prima "intitolato Dorogo' Dlinnoyu (t.l. "Per una lunga strada"). Gene Raskin aveva composto in inglese un testo nostalgico, che rievoca tempi lontani, ed elaborato la melodia."(
http://www.hitparadeitalia.it/schede/q/quelli_erano_giorni.htm)
Il pezzo ebbe un successo strepitoso e venne riproposta in numerose lingue....ecco qua alcune...
DALIDA, Les temps des fleurs
In tedesco la stessa Hopkin...
www.youtube.com/watch?v=HF4zLwiR_U8
IN spagnolo...Que tiempo tan feliz-Silvia Pinal
Ahahahah...mi sono appassionato e volendo darvi la notizia quanto più precisa ho continuato a cercare le origini di questa canzone...e mi sono imbattuto in questo nome
A.Vertinskiy artista Russo anni '20 che avrebbe scritto la prima versione del brano a cui si sarebbe ispirato Paul.
La storia del brano la trovate in Inglese in questa pagina web
homepage.ntlworld.com/pat.richmonds/mhfs.htm
Chi era
A.Vertinskiy?
ecco qualcosa...
Nella lontana Russia , prima della Rivoluzione del 1917, in un teatrino di trecento posti apparve un giorno un giovanotto magro vestito da Pierrot. Sopracciglia tragiche nere e bocca vermiglia si staccavano sulla maschera bianca del viso. Mosse nell’aria le sue mani – stranamente espressive - e cominciò a cantare. Forse per il fascino delle sue canzoni, che chiamava “canzonette melanconiche di Pierrot” o per la sua strana mise, che piacque al pubblico, si meritò il soprannome di Pierrot russo. Divenne celebre, fu imitato, suscitò l’entusiasmo del pubblico e la sua carriera si annunciava eclatante, ma venne la rivoluzione che ne causò la fuga in occidente e una seconda, dura gavetta.
Parigi, Londra, New York, la gloria incorona di nuovo Aleksandr Vertinskij. Il quale, all’apice del successo, scrive una serie di lettere al governo sovietico: «Lasciatemi tornare! Lasciatemi tornare ! La mia anima aspira con tutte le forze a ritornare in Russia, nella mia patria ».
Soltanto nel 1943, in piena guerra, i sovietici autorizzano il ritorno di Vertinskij. Il paese cominciava con fatica ad uscire da anni durissimi e da una carneficina insensata. Aleksandr Vertinskij diede un enorme numero di concerti. Il suo canto attraversò tutta la Russia. La gloria ritornò per la terza ed ultima volta.
“La vita di Aleksandr Vertinskij potrebbe essere usata come sintesi della storia russa della prima metà del ventesimo secolo, c’è tutto: la miseria, l’orfanotrofio, il teatro, la gloria, la guerra, la rivoluzione, l’Ucraina, i tedeschi, l’emigrazione, la Francia, l’America, il medio Oriente, i night club, Stalin, il ritorno, l’Unione Sovietica, la diffidenza, la morte, la gloria postuma, il mistero.”
Aleksandr Vertinskij è stato protagonista, all’alba del secolo scorso, della vita teatrale di Kiev, di Mosca, di San Pietroburgo e poi di Varsavia, Parigi, New York, per stabilirsi poi a Shanghai per qualche anno e tornare, alla fine, sorprendendo tutti, in Unione Sovietica, con il consenso di Stalin, dicono alcuni.
Dicono che fu un cocainomane, ma chissà se è vero. Dicono che ebbe una relazione con Marlene Dietrich, ma chissà se è vero. Dicono che fosse prima anticomunista e poi comunista, ma chissà se è vero. Dicono che la sua morte fu annunciata più volte, e poi sempre negata, ma chissà se è vero. Dicono che quando morì davvero, nessuno diede la notizia, ma chissà se è vero.
Le uniche cose certe che restano, le uniche cose sulle quali non ci son dubbi, o quasi, sono le sue musiche e le sue parole, che ne fanno uno dei principali interpreti del cabaret come lo si intendeva allora, che rispetto al cabaret come lo si intende adesso, con tutto il rispetto, c’è la stessa differenza che c’è tra un cubista, per esempio Picasso, e una cubista, per quanto possa esser brava.
[Modificato da Dottore Pannunzio 19/09/2009 10:41]
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