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Flash...gratuiti

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2009 12:02
06/04/2009 14:51
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Ciao ragazzi...finalmente mi son deciso a presentare questo flash che mi sono fatto un bel pò di tempo fa.

Siamo andati a Ragusa con Houlp per andare nella banca **§°*§°é*§°é*§°** (per evitare pubblicità occulta), mentre Houlp si sbriga i suoi affari io mi soffermo sui depliants informativi e ne trovai uno che mi colpì tantissimo per le foto che c'erano...

sulla prima pagina c'era questa...

[CLICCA SULLA FOTO PER INGRANDIRE...]



e dico...minchiaaa che bellaaa!!
Mi rendo conto che sono due metà di due volti, uno femminile e uno maschile, ma rimango molto impressionato dalla bellezza della sua "completezza"...e penso minchia chissà come deve essere bella la ragazza tutta intera.....e invece...vado avanti e trovo queste altre...

lui...

[CLICCA SULLA FOTO PER INGRANDIRE...]



lei..

[CLICCA SULLA FOTO PER INGRANDIRE...]



Dopo aver visto i due volti originali.....di indubbia bellezza attenzione....ho pensato però...ma il primo volto è molto più bello...ma molto..più bello.
Voi che ne dite?

Poi ho pensato...ma allora è vero che si può formare un qualcosa di migliore dall'unione con gli altri?
Ma allora è vero magari la nostra bellezza aumenta in dipendenza di chi abbiamo a fianco?
E' vera la teoria della mela....nel mondo c'è la nostra metà grazie alla quale ci completiamo e diveniamo "più belli"....migliori?

Che ne pensate conigliazzi


N.B. il depliant lo portai a casa con l'intenzione di fare le foto e passarle nel forum....l'ho fatto solo adesso ghghgh
[Modificato da Dottore Pannunzio 06/04/2009 14:53]


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06/04/2009 20:20
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Roger Rabbit
Che bella sta cosa Doc! [SM=x1685025]
beh..in sostanza è il pensiero che mi sono sempre fatta...Ho sempre pensato che la presenza di un'altra persona è fondamentale nella vita di ognuno di noi!
Credo che la vita abbia senso solo se la si esprime a qualcun'altro.
Non vuole essere un pensiero pessimista del tipo "chi è solo si uccida!", ma penso che il proprio essere venga a sussistere solo se recepito da un altro essere...Altrimenti è tutto vuoto e triste!

Se poi definiamo il concetto da un punto di vista "amoroso", la cosa diviene ancora + bella e sublime!...è forse il momento in cui vengono fuori i sentimenti + nobili dell'essere umano!..ed è in quel momento che diventiamo "bellissimi". [SM=x1685014] [SM=x1685014] [SM=x1685014]
[Modificato da Syr@ 06/04/2009 20:22]


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...se non puoi piacere a tutti con le tue azioni e la tua arte, piaci a pochi. Piacere a molti è male - NUDA VERITAS-...-SCHILLER-


06/04/2009 23:32
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concordo syra....penso che nella vita gli altri siano indispensabili...però sai che qeusta teoria è attaccata da chi si presenta come novello epicureo...anzi estremista epicureo...praticamente i cultori dell'individualismo vedono la realizzazione di se stessi in se stessi....cioè ho sentito discussioni da far rizzare i capelli...almeno per il mio modo di vedere la vita...
c'è chi pensa di bastare per sè c'è chi pensa di non doversi fidare di nessun altro che non sia sè stesso....c'è chi è certo di non aver bisogno di nessun altro....solo perchè...si sentono cultori del loro individualismo ed egoismo......secondo me queste persone non hanno incontrato le persone giuste...o non hanno avuto le esperienze che invece gli fanno capire il contrario....oppure ancora...sono talmente convinti che ormai rifiutano ogni possibilità di cambiamento di idea...spesso sono persone che si sentono superiori...e che si sentono di avere la verità in tasca....nonchè di avere tutte le risposte a tutto....di saper smascherare il mondo .....


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07/04/2009 10:59
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Infatti Doc!...ti do pienamente ragione!! [SM=x1685025]
Devo ammettere che in passato la pensavo esattamente all'opposto...credevo che da sola avrei potuto affrotare la qualunque, mi sentivo realizzata nella mia solitudine arrivando ad "odiare" gli altri.Questo pensiero nasceva dalle mie brutte esperienze avute nel corso della mia "giovinezza". Ero convinta che le persone erano tutte "cattive"...dnq l'unica mia difesa era rinchiudermi in me stessa e stare da sola...

poi un giorno, un bellissimo giorno devo dire!!!! [SM=x1685025] ho conosciuto voi tutti [SM=x1685122] . E allora ho capito quanto mi sbagliavo!!! [SM=x1685178] [SM=x1685178] [SM=x1685178]


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08/04/2009 09:12
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The Rabbits Slayer
LA DONNA ADDOLCISCE PARECCHIO I LINEAMENTI DEL TIZIO....

MA LA COSA IMPRESSIONANTE....è che a prima vista si nota subito il fotomontaggio.......ma se si guarda meglio...sembra che l immagine si fonda......

molto bello l effetto!!!!


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08/04/2009 19:41
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Io non penso sia una quetione di indipensabilità o meno degli altri...ma nella visione armonica che con gli altri si può instaurare...
pensateci...è un pò il discorso dei vestiti...c'è quello che ti stà bene...altri che indosso a noi magari non dicono nulla ma che messi da un altro lo esaltano...e con le persone credo si verifichi un pò la stessa cosa...ci sono coppie che son belle a vedere xkè i loro tratti si armonizzano a vicenda...però non escludo che si può essere affini ad una persona dal punto di vista estetico ma non prendersi per nulla su quello caratteriale... [SM=x1685029]

sulla teoria della mela sono fiduciosa...magari esiste veramente quella persona che ci rende "belli" in tutti i sensi... [SM=x1685017] [SM=x1685017]


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09/04/2009 10:51
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Ho cercato un pò in giro....e ho trovato questo mito che non è della mela ma dell'androgino...

Platone- "Il simposio"

XIV

Il discorso di Aristofane ("mito dell'andrògino"):

una volta i sessi umani erano tre, e gli uomini erano "a tutto tondo"...

«Per dir la verità, Erissimaco,» cominciò Aristofane, «io avrei in mente di fare un discorso diverso da quello tuo e di Pausania. Io credo, infatti, che di tutta questa potenza dell'Amore, gli uomini non se ne siano accorti per niente, altrimenti gli avrebbero innalzato templi grandiosi, altari, gli farebbero sacrifici magnifici e, invece, nulla di tutto questo mentre sarebbe la prima cosa da fare. Nessuno come lui, tra tutti quanti gli dei, è amico degli uomini, viene in loro aiuto, cerca di curarne i mali, la cui guarigione, forse, sarebbe la più grande felicità del genere umano. Quindi, io cercherò di svelarvi la sua potenza e voi, a vostra volta, la rivelerete agli altri. Per prima cosa, dovete rendervi conto cosa sia la natura umana e quali siano state le sue vicende; per il passato, infatti, essa non era quella che è oggi. Nel principio, tre erano i sessi dell'uomo, non due, il maschio e la femmina, come ora: ce n'era un terzo che aveva in sé i caratteri degli altri due, ma che oggi è scomparso e del quale resta soltanto il nome: l'andrògino. Esso, infatti, era un essere a sé stante che, nell'aspetto esteriore e nel nome, aveva dell'uno e dell'altro, cioè, del maschio e della femmina; oggi, ripeto, non resta che il nome che, per di più, ha un significato infamante. Inoltre, la figura di questo essere umano era arrotondata, dorso e fianchi formavano come un cerchio; aveva quattro mani e quattro erano pure le gambe; aveva anche due facce, piantate su un collo anch'esso rotondo, completamente uguali e attaccate, in senso opposto, a un unico cranio; aveva quattro orecchie, doppi gli organi genitali e, da tutto questo, possiamo immaginarci il resto. Camminavano in posizione eretta, come noi, volendo potevano spostarsi in qualunque direzione e, quando correvano, facevano un po' come i nostri saltimbanchi che gettano in aria le gambe e capriolettano su se stessi: e poiché gli arti erano otto, appoggiandosi su di essi, procedevano, a ruota, velocemente. I sessi erano tre, perché quello maschile aveva avuto origine dal sole, quello femminile dalla terra e l'altro, con i caratteri d'ambedue, dalla luna, dato che quest'ultima partecipa del sole e della terra insieme: perciò avevano quell'aspetto e si spostavano rotolando, perché somigliavano a quei loro progenitori. Avevano una resistenza e una forza prodigiosa, nonché un'arroganza senza limiti, tanto che si misero in urto con gli dei e quel che dice Omero di Efialte e di Oto, che tentarono di scalare il cielo, va riferito a costoro.

XV

Zeus decide di tagliarli in due, ma le due metà si cercano disperatamente

«E così Giove e gli altri dei si consigliarono sul da farsi ma non seppero risolversi: non era il caso di ucciderli, infatti, come i Giganti, e di estinguerne la specie a colpi di fulmine (il che sarebbe stato come far sparire onori e sacrifici agli dei da parte degli uomini) e del resto non era possibile continuare a sopportare oltre la loro tracotanza. A furia di pensare, Giove, finalmente, ha un'idea: ‹Ho trovato il sistema,› esclamò, ‹perché gli uomini sopravvivano ma, nello stesso tempo, divengano più deboli e la smettano con la loro prepotenza. Ecco che li taglierò, ciascuno, in due,› continuò, ‹così diventeranno più deboli, e, dato che aumenteranno di numero potranno esserci anche più utili. Cammineranno su due gambe e, se non si metteranno tranquilli e faranno ancora i prepotenti, li taglierò ancora e cosi impareranno a camminare su una gamba sola, come nel gioco degli otri.› Detto fatto, si mise a tagliare gli uomini in due come si tagliano le sorbe quando si mettono a seccare, o come si divide un uovo col crine. E via via che tagliava, poi, raccomandava ad Apollo che a ciascuno gli rivoltasse il viso e la metà del collo dalla parte del taglio in modo che l'uomo, vedendosi sempre la sua spaccatura, diventasse più mansueto; Apollo, infine, provvedeva a chiudere le altre parti. Girava la faccia e, tirando la pelle, tutta verso quel punto che noi ora chiamiamo ventre, come chi fa per chiudere coi lacci una borsa, faceva una specie di groppo, che legava proprio in mezzo alla pancia, quello che noi chiamiamo ombelico. Spianava, poi, le molte rughe e modellava il petto usando un arnese un po' simile a quello che adoperano i sellai per spianare, sulla forma, le grinze del cuoio: ne lasciava, però, qualcuna, nei paraggi del ventre e intorno all'ombelico, in ricordo dell'antico castigo. Fu così che gli uomini furono divisi in due, ma ecco che ciascuna metà desiderava ricongiungersi all'altra; si abbracciavano, restavano fortemente avvinti e, nel desiderio di ricongiungersi nuovamente, si lasciavano morire di fame e di accidia, non volendo far più nulla, divise com'erano, l'una dall'altra. Quando, poi, una delle due metà, moriva, quella rimasta in vita, se ne cercava un'altra e le si avvinghiava, sia che le capitasse una metà di sesso femminile (che oggi noi chiamiamo propriamente donna) che una di sesso maschile; e così, morivano. Allora Giove, impietosito, ricorse a un nuovo espediente: spostò il loro sesso sul davanti; prima, infatti, l'avevano dalla parte esterna e generavano e si riproducevano non unendosi tra loro, ma alla terra, come le cicale. Dunque, trasferì questi organi sul davanti e, così facendo, rese possibile la procreazione attraverso l'unione del maschio nella femmina; lo scopo era quello di far generare e di perpetuare la specie grazie a un simile accoppiamento tra maschio e femmina; se, invece, l'unione fosse stata fra maschi, dopo un po' sarebbe venuta sazietà da questo connubio e così, una volta separatisi, sarebbero potuti ritornare al lavoro e alle altre cure della vita. Da tempi remoti, quindi, è innato negli uomini il reciproco amore che li riconduce alle origini e che di due esseri cerca di farne uno solo risanando, così, l'umana natura.


XVI

Da che cosa derivano l'amore eterosessuale e quello omosessuale

«Quindi, ciascuno di noi è come la metà di un unico contrassegno, dal momento che fu tagliato in due, come le sogliole, e va continuamente in cerca dell'altra metà. Ora, tutti quegli uomini che son derivati dalla divisione di quel doppio essere, cioè, dall'andrògino, come l'abbiamo appunto chiamato, sentono tutti l'attrazione per le donne e da lì provengono anche la maggior parte degli adulteri; così pure hanno la stessa origine le donne che vogliono il maschio e le adultere. Invece, le donne che son derivate dalla divisione di un essere di sesso femminile, sono frigide nei riguardi dell'uomo e sentono, piuttosto, attrazione per le altre donne e da qui sono nate le lesbiche. Quegli uomini, infine, che son nati dalla divisione di un essere maschile, van dietro ai maschi e, finché son ragazzi, per il fatto che son parti di maschio, amano gli uomini e godono di giacersi stretti abbracciati con loro. Questi sono i ragazzi, i giovinetti più in gamba, dotati di un'indole virile; c'è della gente che dice che costoro sono degli svergognati, ma sbaglia: non per impudenza, infatti, fanno questo ma perché sono arditi, valorosi e virili e, come tali, cercano il loro simile. E questa è la prova migliore: in età matura, soltanto costoro diventano dei veri uomini e partecipano alla vita politica. Da adulti, poi, sono loro ad amare i fanciulli e se non fosse perché la consuetudine un po' ve li costringe, se dipendesse dalla loro natura, certo non penserebbero affatto a sposarsi e ad avere dei figli, anzi sarebbero contentissimi di vivere così da scapoli. Insomma, da qui nascono quelli che amano gli uomini o si lasciano da essi amare, preferendo sempre chi ha la loro stessa natura. E quando uno incontra quella che fu la sua metà, non solo chi si sente attratto verso i fanciulli, ma anche ogni altro, sente allora nascere in sé quel sentimento di amicizia, di intimità, di amore per cui non sa più vivere separato dall'altro, nemmeno un istante, tanto per dire. E questi che passano insieme la loro vita non ti saprebbero nemmeno più dire quello che vogliono per loro; e io penso che nessuno crederà che sia soltanto l'attrazione fisica a tenerli così appassionatamente uniti; è certo che l'anima loro cerca qualcos'altro, che non sa definire ma che vagamente intuisce. Se, per esempio, mentre stanno dolcemente insieme, comparisse Efesto, con gli strumenti del suo potere e chiedesse loro: ‹Cosa vorreste, uomini, l'uno dall'altro?› e vedendoli incerti chiedesse ancora: ‹Non desiderate, forse, diventare una cosa sola in modo che non possiate mai separarvi, né di giorno né di notte? Se è questo che volete, io vi unirò, vi fonderò in una stessa natura così che da due voi diventiate uno e la vostra vita la viviate come un essere solo e quando morrete, anche laggiù, nell'Ade, possiate essere uno solo invece di due, uniti da un'unica morte. Vedete un po', allora, se è questo che desiderate, se è questo che vi basta ottenere.› Dunque. se udissero queste parole, siamo convinti che nessuno dei due rifiuterebbe, nessuno mostrerebbe di voler altro, anzi, ognuno penserebbe di aver finalmente udito le parole che da tanto tempo sognava di ascoltare, diventare cioè di due una sola cosa, unirsi, confondersi nella creatura amata. E la ragione di tutto questo è che tale era la nostra antica natura e che noi eravamo uniti; e lo struggimento per quella perduta unità, il desiderio di riottenerla, si chiama amore. Ripeto, noi, prima eravamo un essere solo ma poi, per i nostri falli, da dio siamo stati divisi, un po' come gli Arcadi lo sono stati dagli Spartani. E c'è da temere che se non saremo obbedienti verso gli dei, verremo ancora tagliati e vagheremo un po' simili a quelle figure in bassorilievo, segate in due lungo la linea del naso, che si vedono sulle steli, ridotti come dadi a metà. Occorre, perciò, che ogni uomo consigli gli altri ad essere pii verso gli dei, sia per evitare questo male, sia per ottenere quel bene al quale Amore ci volge e ci guida. Nessuno sia ostile ad Amore (chi lo è, è inviso agli dei); perché se gli saremo amici, se ci riconcilieremo con questo dio, noi riusciremo a trovare e a congiungerci con la nostra anima gemella, cosa che oggi capita a pochi. E non insinui Erissimaco, canzonandomi per questo che sto dicendo, che io voglio alludere a Pausania e ad Agatone (molto probabilmente essi sono tra questi pochi e hanno entrambi natura virile). Ad ogni modo io dico, in generale, di tutti, uomini e donne, che la razza umana sarà felice nella misura in cui ciascuno realizzerà il suo amore e troverà la sua creatura amata, ritornando così all'antica condizione. Se questo è il bene più grande, ne consegue che, nelle presenti condizioni, la cosa migliore è quella che più gli si avvicina: incontrare l'amante che meglio ci sappia corrispondere. Se, dunque, vogliamo levar lodi al dio che ci può dar tutto questo, è ad Amore che dobbiamo inneggiare il quale, per ora, favorisce il nostro incontro con chi ci è affine e, un domani, ci darà le più grandi speranze che, se noi ci mostreremo riverenti verso gli dei, ci restituirà l'antica natura e, risanandoci, ci renderà felici e beati. Questo, o Erissimaco,» concluse, «il mio discorso su Amore, diverso dal tuo, a quanto vedi. Come ti ho pregato, non starmelo a canzonare, dato che dobbiamo ancora sentire quel che diranno gli altri, anzi gli ultimi due, perché non sono rimasti che Agatone e Socrate.»

[...]

*http://www.latinovivo.com/testintegrali/Simposio.htm


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09/04/2009 12:02
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Uffa Doc!
Non ho il tempo x leggere tutto!!
Quando ho 5 min mi soffermo con + attenzione!


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